sabato, Aprile 20, 2024

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Lo Stato Sociale – Amore, lavoro e altri miti da sfatare

Il 10 Marzo di quest’anno i Lo Stato Sociale hanno pubblicato per la Garrincha dischi il loro terzo disco in studio. ultimo disco lo stato sociale
La band di Bologna, capitanata da Lodo Guenzi, all’apice del proprio successo commerciale dà un seguito a “L’Italia Peggiore” del 2014.

Il disco

Questo Amore, lavoro e altri miti da sfatare, anticipato dal singolo “Amarsi Male”, non svia dalla strada intrapresa dalla band anche nei lavori precedenti. ultimo disco lo stato sociale
È un elettropop fatto di sintetizzatori, motivi orecchiabili e testi semplici (anche troppo) che si rivelano un’arma a doppio taglio.

I testi

Se infatti il modo semplice e diretto di affrontare nei testi le avversità della quotidianità per la generazione Y ha fatto la fortuna di pubblico de Lo Stato Sociale, alla lunga questa formula risulta stancante, a tratti ridicola.
Sono testi senza eccessivo impegno, al limite del banale.
Particolare il sarcasmo di “Buona Sfortuna“. Interessante la polemica “Nasci da Rockstar, muori da giudice dei talent“.

Ma è paradossalmente proprio questo che – complice il geniale utilizzo dei social – ha reso Lo Stato Sociale una delle realtà musicali più seguite dai giovani del nostro paese.

La musica

Dal punto di vista dei suoni, è un pop elettronico portato alle estreme conseguenze, del tutto spoglio di ogni minima pretesa artistica.

Nel complesso

Come detto, si tratta nella maggior parte dei casi di canzoni molto orecchiabili.
Dal mood fresco ed allegro (che stride a tratti con il cinismo dei testi).
Si lasciano ascoltare (prese singolarmente) senza problemi. E che – in alcuni casi – rimangono anche in testa.

Questione di gusti, ma l’eccessiva presenza, massiccia ed invadente, di sintetizzatori a tutti i costi nausea presto.
I pezzi singolarmente potrebbero anche funzionare. Come funziona un tormentone estivo che ti resta in testa e ti ritrovi a canticchiare per settimane senza sapere perché.
Ma ascoltare un intero album, anche senza voler essere eccessivamente pretenziosi, risulta davvero pesante.
È un album che non fa altro che seguire l’impronta stilistica propria della band, una scelta che – piaccia o meno – sta garantendo ai bolognesi un discreto successo di pubblico..

Probabilmente mi capiterà di riascoltarlo, e altrettanto probabilmente me ne vergognerò ancora.
Il grande mistero del pop.

 

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