Abbiamo ascoltato il nuovo album di Emma Marrone, Essere Qui ed ecco la nostra recensione: nient’altro che la verità, promesso! emma marrone essere qui recensione
La scomparsa dalle scene emma marrone essere qui recensione
Emma Marrone era sparita dalle scene da quasi tre anni (ultimo album del 2015), quantomeno al grande pubblico.
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Apparizioni televisive certo, ma per un cantante quelle sono solo la parte “lavoro” del piacere di far ascoltare la propria personalità in musica.
Da qualche anno infatti Emma è entrata nelle case di tutti non per la sua voce graffiante ma per la sua personalità dirompente e diciamolo pure, per le corna De Martino/Rodriguez che saranno pure passate di moda ma mai di storia.
L’applauso dei fan risuona ancora tra i pezzi più alti di televisione italiana, al pari di Enzo Paolo Turchi che piange all’isola dei famosi per un sospetto tradimento della sua compagna.
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Il 2018 si apre con un suo ritorno e noi lo abbiamo recensito per voi! (si, solo per voi perchè a noi, a dirla tutta, la sua musica piace quanto a Lapo Elkan la sobrietà, o Levante a Chiara Ferragni)
Il nuovo album
Per questo nuovo album però abbiamo elaborato un giudizio (personale) quanto il più oggettivo possibile. Ecco allora le nostre opinioni.
La prima parte dell’album si apre in maniera destabilizzante: siamo infatti abituati a vedere un lato della Marrone quasi monocorde.
Testi d’amore, incisi trascina(n)ti e un ritornello sempre molto appassionato e per la maggior parte delle volte gridato ma positivamente (il suo timbro rimane comunque particolare, non originale ma particolare)
Invece questo ultimo album è fatto di una stoffa davvero di ottima qualità: sound netto e distinto, la sua intonazione è davvero migliorata così come la tecnica canora.
I falsetti in particolare sono davvero ben fatti, così come le parti basse e le armonie.
Il problema nasce nel momento in cui si giudica il sound di questa parte contestualizzandolo al 2018.
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Siamo i primi a definire aberranti le parti forzatamente elettroniche dei recenti album italiani: elettronica buttata a forza come Razzi in politica,
ed Emma Marrone ci risparmia di muoverle questa critica.
Il suo problema anzi è proprio l’inverso.
Isola sembra una versione musical anni 90, con dei coretti davvero imbarazzanti, della sigla di baywatch: ascoltandola ti immagini già una spiaggia qualsiasi americana con Anderson&Co a correre.
Le ragazze come me,a tema amoroso, ricorda un’ Irene grandi all’apice del successo. La chitarra è molto interessante per la Marrone che di positivo ha un’attenzione particolare alla parte strumentale.
Chitarra, tamburi e batterie sono curate benissimo e fondano una particolarità di quest’album.
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Mi parli piano è invece in pieno marchio di fabbrica Emma. Funziona perchè la sua voce funziona principalmente in alto soprattutto in canzoni d’amore.
Se la prima parte dell’album sembra un ripercorrere i passi di chi ha già fatto la storia della musica italiana, (una copiata vintage per intenderci) La seconda parte dell’album invece da accenni di originalità e interesse.
Strumentali molto intonate e precise in un progetto che vuole rilanciare la cantante per un pubblico non più di teenagers.
Le cose che peso è la canzone migliore dell’album (quasi l’unica): strofe belle, classico marrone ma con stile più marcato così come per la sua tecnica vocale.
Conclusione
L’album si presenta differentemente per rilanciare la carriera canora della cantante: ne riqualifica la voce più matura e ben precisa soprattutto nelle parti estreme del range vocale.
Il problema è la melodia e la freschezza della sua musica, molto ancorata al passato del panorama musicale italiano.
In definitiva, invertendo l’età, come se Iva Zanicchi si mettesse a cantare nelle discoteche o David Guetta iniziasse a fare musica per balere romagnole.
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